26/11/1473La posizione della Serenissima: scolpita nella pietra.
Venezia, 26 novembre 1473 - Nel suo ultimo comunicato, la Serenissima Repubblica di Venezia ha risposto all’Impero, smontando punto per punto la versione dei fatti diffusa da Strasburgo.
L’ennesima risposta che segna l’ennesima frattura tra la Serenissima ed un potere imperiale sempre più impegnato a costruire una narrativa tossica ed autoreferenziale.
L’Impero, nel suo crescente vittimismo di maniera, sembra incapace di distinguere la realtà dalla fantasia. Da giorni denuncia minacce, manovre, imminenti invasioni; ma il comunicato veneziano lo ricorda senza mezzi termini: non sono previste attività offensive da parte delle forze veneziane, né esiste alcuna strategia di accerchiamento ai danni dell’Impero. Solo la dichiarazione della legge marziale - adottata secondo le norme veneziane e per esclusivi scopi difensivi – che avviene in un contesto in cui le tensioni si moltiplicano, non per volontà della Repubblica di Venezia, ma per la combinazione di due fattori ben più gravi: da un lato l’incessante iperattività comunicativa dell’Impero, fatta di proclami febbrili, sottintesi minacciosi ed una retorica pre bellica; dall’altro la sua persistente inazione di fronte a gruppi armati e individui ostili che, tollerati da tempo entro le sue Province, trovano sempre più spesso il modo di aggregarsi ed organizzarsi, arrivando perfino a minacciare apertamente due Stati sovrani.
E qui sta il punto: Venezia mette in luce ciò che gli stessi atti dell’Impero rendono innegabile: Strasburgo parla molto, ma i fatti che produce contraddicono puntualmente le sue parole; e la storia non fa che confermarlo.
Il Doge, senza giri di parole, definisce il comunicato imperiale, una costruzione retorica, una macchina narrativa che sembra avere un unico scopo: predisporre alibi politici in vista di un’eventuale aggressione.
E’ raro che un Sovrano utilizzi un linguaggio così diretto, ma Venezia è un caso particolare, perché non teme nessuna forza militare – men che meno quella imperiale - né sente il bisogno di simulare deferenza istituzionale.
Non manca un riferimento all’accordo dichiarato dall’Impero con Valencia per la lotta contro ONE: Venezia “augura sinceramente” che l’Impero possa essere “altrettanto vincente” quanto lo furono la Serenissima ed i suoi alleati, ma ricorda con ironia che, quando le caracche di ONE entrarono in Adriatico, nessuno tra i predicatori contemporanei “mostrò particolare turbamento”.
Il Doge rivendica poi la condotta storica di Venezia: uno Stato unito, solido e coeso, disciplinato e temprato dalla guerra, e al contempo rispettoso dei propri vicini. “Non abbiamo mai permesso che qualcuno minacciasse l’Impero dal nostro suolo”, afferma il comunicato e attribuire a Venezia intenzioni aggressive viene definito “semplice propaganda vittimistica”.
La chiusura del testo è durissima e riguarda gli ultimatum rivolti alla Serenissima. Venezia li dichiara privi di qualsiasi valore: “l’Imperatore non possiede autorità entro i confini veneziani, non esercita poteri, non impartisce direttive e non può ingerire negli affari della Dominante”.
Il comunicato si conclude con “Venezia non accetta intimazioni, non riconosce diktat e non tollera che alcun soggetto esterno si attribuisca un’autorità che non possiede, non ha mai posseduto e - nei confini della Serenissima - non possiederà mai.
E questo sia CRISTALLINO E SCOLPITO NELLA PIETRA."
Il testo integrale del Comunicato è visibile nella piazza di Venezia e riportato https://forum.renaissancekingdoms.com/viewtopic.php?p=97635908#97635908]qui
Filangieri redattore KAP Venezia CC Capo redattore KAP Venezia
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25/11/1473Il Regno delle Due Sicilie risponde all'Imperatore: "non umiliarti ulteriormente".
Napoli, 24 novembre 1473 — La replica del Regno delle Due Sicilie al comunicato imperiale del 23 novembre è un testo di rara durezza.
Il Re Mojmír De Fuori definisce la nota dell’Impero “talmente sconclusionata da lambire il delirio” e afferma che il Regno è “costretto a riportare la verità dove l’Impero ha lasciato solo menzogne”.
Secondo il Sovrano, le parole della controparte “grondano presunzione e ignoranza”.
Il comunicato imperiale accusa le Due Sicilie di aver invaso Siena, ma il Re ribalta l’accusa: “fu Siena, guidata dall’esercito di Julia.eva, a scatenare per prima la guerra colpendo il Regno mentre era dilaniato da una guerra civile.”
La successiva avanzata duosiciliana, prosegue il Re, non fu una scelta offensiva ma “una risposta obbligata a un’aggressione vile e premeditata.”
Sul tema della pace di Salluzzo, il Regno contesta nuovamente la narrativa imperiale: “chi mai ci ha risarcito per l’attacco a L’Aquila, portato dalle forze senesi? O forse l’Impero considera degno di risarcimento solo ciò che gli riesce? Non è colpa nostra se l’assalto senese si frantumò come vetro, mentre le nostre armate conquistarono il castello in un unico, glorioso scontro.”
Sul capitolo ONE, la critica è altrettanto severa.
Il Re respinge l’accusa di immobilismo: “in quel momento il Regno impiegava le proprie forze nel fronteggiare la costruzione di tre eserciti sotto i Meridio.”
Ma l’attacco più diretto è rivolto al comportamento dell’Impero: “esso stesso fu complice degli affondamenti, come rivelano le missive tra Justinian e l’imperatore Dicidius”.
La domanda successiva è retorica: ”dov’era l’Impero mentre la flotta francese affondava?”
La risposta del Re è altrettanto netta: l’Impero riparava le navi di ONE nel porto di Siena.
Il comunicato ripercorre poi episodi precedenti, definiti da Sua Maestà Mojmir “dimenticanza selettiva” da parte imperiale. Il Re ricorda il caso di Birger, vincolato a ordini diretti dell’ammiraglio Lauraxd. Birger, marinaio della Marina Milanese e “sotto il comando dell’allora ammiraglio Lauraxd” , avrebbe tentato di “spiare i porti abruzzesi di Silvi e di Chieti”,” la sua imbarcazione venne intercettata dalla Marina del Regno delle Due Sicilie, su disposizione del ministro della Difesa Dacos, quando si trovava ormai a soli due nodi dalle coste”. Il comunicato precisa che fu lo stesso ministro a contattare l’ammiraglio imperiale, chiedendo un intervento immediato per allontanare Birger. Tuttavia, quando gli venne intimato di cambiare rotta, Birger avrebbe dichiarato di essere “vincolato a ordini diretti provenienti dall’ammiraglio della Marina Milanese” e di conseguenza costretto “a proseguire sulla rotta assegnata.” La formulazione del testo mette in evidenza che l’azione di Birger non fu un’iniziativa personale, ma il risultato di ordini superiori espliciti.
Segue il riferimento all’affondamento di una nave genovese, che -afferma Re Mojmir - fu “richiesto esplicitamente dall’Impero” e realizzato “nel rispetto degli accordi.”
Il Sovrano commenta: “ora, a quanto pare, l’Impero tende a dimenticare i favori ricevuti”.
Nel comunicato duosiciliano, il passaggio su Shisui è uno dei più duri e diretti. Il Re introduce la vicenda con un’altra domanda retorica: “e che dire dell’affondamento di Shisui?”
Secondo il Sovrano, l’episodio non fu un gesto isolato, ma un’operazione definita attraverso un accordo politico basato su voto di scambio e fu Bossa a dare il via libera all’affondamento.
Il comunicato afferma infatti che “in cambio dell’affondamento, l’allora reggente Bossa accettò di ricevere il sostegno del Regno delle Due Sicilie a favore dell’imperatore Atum nelle future elezioni imperiali.” Il testo riporta anche un dettaglio destinato a far discutere: “Bossa dichiarò persino che sarebbe stato convocato un tavolo diplomatico, soltanto per proforma”, descritto dal Re come “un gesto di pura apparenza”. Insomma, solo fumo negli occhi, per giustificare a posteriori l’operazione.
Nella lettura duosiciliana emerge un potere che proclama neutralità mentre resta scompostamente impelagato in dinamiche che non controlla, alternando dimenticanze strategiche a scelte ambigue e cercando, alla fine, di spostare altrove responsabilità che gli vengono attribuite in modo assolutamente diretto.” Questa complicità, oggi, l’Impero la definisce neutralità. Noi preferiamo chiamarla con il suo vero nome: ipocrisia”
La parte finale del testo rivendica l’azione militare congiunta condotta mesi fa nel porto di Orbetello, insieme a Venezia, Albania e Bosnia. Secondo il Regno, si trattò di una “risposta inevitabile” contro chi aveva “offerto a ONE riparo e sostegno.”
Il monito conclusivo è privo di sfumature: “non esiteremo mai a difendere il Regno, i suoi alleati e il suo onore”. E ancora: “se l’Impero sceglierà menzogna e inganno, troverà le nostre armate ad attenderlo”
Il comunicato termina con una frase che chiude ogni spazio alla diplomazia: “abbiamo solo una richiesta: non umiliarti ulteriormente”.
Il testo integrale del Comunicato è visibile nella piazza del Regno delle Due Sicilie e riportato https://forum.renaissancekingdoms.com/viewtopic.php?p=97633763#97633763]qui
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24/11/1473Venezia smonta il comunicato imperiale: se l’Impero ha smarrito la realtà, possiamo fornirgli una ma
Venezia smonta il comunicato imperiale: se l’Impero ha smarrito la realtà, possiamo fornirgli una mappa!
24 novembre 1473 - Il nuovo comunicato della Serenissima Repubblica di Venezia, diffuso poche ore dopo la nota imperiale del 23 novembre, è una risposta che il Doge, Olimpia Oriente Frescobaldi, definisce necessaria “per ripristinare un elemento che l’Impero sembra aver completamente smarrito: la realtà dei fatti”.
Il testo, estremamente duro, accusa apertamente la controparte di operare una distorsione dei fatti, riscrivendo la storia “a proprio piacimento” mediante un esercizio retorico che Venezia afferma di conoscere molto bene.
Il Doge interviene immediatamente su uno dei punti più contestati: “la foce del Po appartiene a Venezia, non all’Impero. E’ geografia elementare”. Ed aggiunge che si tratta di “provincia di Rovigo, non di opinioni”, offrendo ironicamente all’Impero una “copia aggiornata delle mappe” qualora ne avesse bisogno.
La Serenissima contesta poi la narrazione moraleggiante del comunicato imperiale ricordando fatti “semplici e documentati”:
una provincia imperiale, la Stiria, ha mantenuto per anni un trattato stabile con ONE;
nei porti imperiali si sono svolti scambi e transiti diretti verso ONE “sotto piena tolleranza e spesso complicità dell’Impero;”
durante la crisi francese, l’Impero dichiarò neutralità, salvo poi permettere alla flotta ONE di attraccare e riparare ad Orbetello, tornando così operativa contro la Francia.
Da qui la sintesi veneziana: “che oggi l’Impero pretenda di fare la morale è semplicemente ridicolo.”
Uno dei passaggi più taglienti riguarda poi l’accusa imperiale secondo cui Venezia non desidererebbe combattere ONE. Il Doge lo definisce un dichiarato “talmente infondato da risultare quasi spassoso” soprattutto perché proviene da chi - secondo la Serenissima - “non ha mai intrapreso un solo atto concreto” contro quella organizzazione.
Sua Maestà Oriente critica anche il tentativo imperiale di delineare desideri, timori e progetti di Venezia: “la posizione della Serenissima è molto più semplice: non ci interessa.”
Il grado di importanza attribuito alle speculazioni dell’Impero viene definito “pari a meno di zero”.
Il comunicato veneziano traccia un profilo impietoso: un Impero “opaco», mai limpido, mai coraggioso”, sempre intento a compiacere tutti, senza prendere posizioni nette.
Un potere che “osserva, giudica e dà lezioni di morale”, ma che “quando è il momento di agire si ferma, quando è il momento di scegliere esita e quando è il momento di assumersi responsabilità scarica tutto sugli altri”.
Infine, il classico mantra imperiale del “noi siamo noi” riceve la più veneziana delle risposte: “e chi se ne frega!”
Il testo integrale del Comunicato è visibile nella piazza di Venezia e riportato qui
Filangieri redattore KAP Venezia
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Pubblicato da Filangieri
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21/11/1473Venezia approva la Legge Marziale: “Poteri speciali al Doge dal 23 novembre”
Venezia approva la Legge Marziale: “Poteri speciali al Doge dal 23 novembre”
Venezia approva la Legge Marziale: “Poteri speciali al Doge dal 23 novembre”
Venezia, 21 novembre 1473 - La Serenissima Repubblica ha comunicato oggi l’esito della votazione consiliare sulla Legge Marziale, annunciando che il provvedimento entrerà in vigore alle ore 04:00 del 23 novembre 1473.
Nel decreto, Sua Altezza Serenissima Olimpia Oriente Frescobaldi Noparti, Doge della Repubblica e Regina di Morea, dichiara che la misura è stata adottata in risposta a “minacce, manifeste o celate, alla stabilità della Repubblica”, che richiedono “prontezza d’azione, coordinamento e disciplina”.
Il Doge specifica che l’atto è stato emanato “stante il Corpus Iuris Veneziano, il voto favorevole del Consiglio Repubblicano e degli organi preposti”, richiamando espressamente la norma che disciplina le fonti del diritto.
Secondo tale legge, la Legge Marziale è una misura “eccezionale”, applicabile solo in presenza di “gravi motivi di ordine pubblico o sicurezza nazionale” e prevalente su ogni altra disposizione repubblicana mentre rimane in vigore.
Il Doge annuncia infine che seguirà un decreto attuativo con le specifiche operative.
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19/11/1473Venezia avverte: la cortesia è finita.
18 novembre 1473 - Il quinto comunicato del Mandato Oriente XVI segna uno dei momenti più tesi degli ultimi mesi.
Il Doge, Sua Altezza Serenissima Olimpia Oriente Frescobaldi Noparti, interviene con un testo breve, diretto e durissimo.
Il bersaglio dichiarato è Labrador, figura già nota ai servizi di intelligence di più Regni e - come ricorda la Serenissima - individuo “di indole così turpe da risultare difficilmente collocabile persino in una lista nera”. Venezia definisce le sue recenti parole come “aperta sobillazione contro due Regni Sovrani”, un livello di gravità che il comunicato considera impossibile da ignorare.
La parte centrale del testo è un affondo politico netto: la Serenissima si domanda se la tolleranza mostrata verso il delinquente Labrador sia frutto di “complicità tacite” o di “cecità tale da non scorgere ciò che accade sotto i propri occhi”.
Un interrogativo che, nel contesto attuale, suona come un ammonimento a coloro che continuano a sottovalutare tali dichiarazioni.
Per Venezia, infatti, le parole di Labrador non sono provocazioni, ma una vera e propria dichiarazione ostile.
Il Doge fa sapere che la Repubblica è pronta a predisporre le misure conseguenti, in particolare l’avvio della legge marziale, lasciando intendere che ogni eventuale abbraccio o sostegno a tali personaggi, parole e tesi, riceverà una risposta ferma.
Un passaggio rilevante riguarda la Foce del Po, che Venezia ribadisce essere parte integrante del proprio territorio. Sua Maestà precisa che tale area “potrà essere soggetta alla nostra dogana”, un messaggio indirizzato a coloro che per superficialità o convenienza tendono a minimizzare lo status di quell’accesso fluviale.
La nota è breve ma chiarissima: la Repubblica di Venezia riafferma la propria sovranità su ogni punto strategico dei propri confini marittimi, senza eccezioni.
Il comunicato si chiude con una frase che non lascia spazio ad ambiguità: “la cortesia, per chi non ne conosce il valore, giunge ora al termine.”
Un monito che vale per tutti coloro che, ancora oggi, fingono di non vedere la gravità della situazione.
Il testo integrale del Comunicato è visibile nella piazza di Venezia e riportato https://forum.renaissancekingdoms.com/viewtopic.php?p=97625717#97625717]qui
Filangieri redattore KAP Venezia CC Capo redattore KAP Venezia
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