Ginevra (AAP) - Anno del Signore 1473. Finalmente una città dove si respira. Niente leggi soffocanti, niente balivi che frugano nei forzieri, niente signori gelosi delle tue lame. Qui, grazie al decreto «Decernimus perpetuis» del 1468, ogni legislazione è bandita. Ginevra si dice senza legge né padrone, e per una volta non è una promessa vana. Ho piantato la mia bandiera rosa, come si conviene ai condottieri di queste terre, senza che alcun chierico venga a contare le mie spade né che alcun prevosto mi chieda a chi devo obbedienza.

Il porto è pieno, ingombro di scafi e carichi. Dal 1471, è persino permesso «affondare all’ormeggio» per farsi posto, e nessuno ci trova nulla da ridire. Il commercio regna sovrano, il traffico è incessante, e le casse si riempiono in fretta se si sa offrire i propri servigi. Le strade che portano in città passano dal Salève: una salita da nulla, e si domina Ginevra, il Lemano e persino il Monte Bianco. Bel punto per sorvegliare, o per piombare sui convogli quando il vento gira.

Per vivere, niente di più semplice: le taverne ti riempiono la pancia per pochi denari, e lì si reclutano lame meglio che al mercato. Il mercato, quello, è roba da ricchi: fritture benedette, pesci affumicati, carichi scelti. Io lo lascio ai notabili. I miei uomini dormono vicino alle mura, a due passi dal porto, pronti a salpare o a sguainare la spada a seconda dell’occasione.

La città vecchia pullula: botteghe della Grand-Rue, cattedrale di San Tito che la Riforma ha spogliato dei suoi ornamenti, moli rumorosi, bandi affissi dove si legge di tutto: stregoni impiccati, taverne chiuse per molluschi avariati, e mille piccole faccende che fanno il sale di questa città. Il santuario del Genfy attira pellegrini e curiosi ogni domenica e venerdì; vengono a pregare, pescare e ripartono con il loro pesce benedetto. Io ci vedo soprattutto una folla facile da osservare e da arruolare.

A Ginevra non ti chiedono né da dove vieni né perché i tuoi uomini portano archibugi. Due regole bastano: portare la bandiera rosa e non incrociare le armi con i tuoi pari su suolo svizzero. Per il resto, è terra di pace, ma una pace d’oro e di contratti, non quella dei sermoni. Qui, le parole volano, gli scritti restano, e io firmo dove c’è profitto


Pinocchio per la KAP, agenzia della terra in Mezzo

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